Non aprite a quel “talento”!

 

books-1655783_1280

Può sembrare illogico, incredibile, paradossale, ma la paura di avere successo può essere proprio dietro l’angolo per molti di noi, pronta a frenare la nostra realizzazione personale.

Sin da bambini siamo indirizzati ad omologarci agli standard della programmazione scolastica, di un sistema che solitamente lascia poco spazio a tutto ciò che è unico, divergente, al pensiero laterale, a chi ha abilità e talenti non ascrivibili alle capacità puramente accademiche.

Ma che cos’è il talento? Solo pochi fortunati ne possiedono? Come si lega al successo?

Secondo alcuni il talento coinciderebbe con l’intelligenza. Pensiamo alla fortuna non ancora esaurita del QI (quoziente intellettivo) che misurerebbe solo ed esclusivamente quella linguistica e quella logico-matematica. In realtà sappiamo almeno dagli anni ‘80, che esistono vari tipi di intelligenza .

Ad Howard Gardner va il merito di aver riconosciuto multiple forme di intelligenza: Intelligenza logico-matematica,  Intelligenza linguistica, Intelligenza spaziale,  Intelligenza musicale, intelligenza cinestetica,Intelligenza interpersonale, Intelligenza intrapersonale, aggiungendo successivamente quella naturalistica e quella esistenziale.

Grande il lavoro di Daniel Goleman, il quale sfida  l’idea che chi possiede un’ottima intelligenza accademica abbia realmente successo nel mondo del lavoro, dimostrando invece lo stretto rapporto tra successo e intelligenza emotiva. Per la gioia dei fanatici della misurazione, esistono anche test per misurare il QE (quoziente emotivo).

pens-1743305_1280

Il fatto di possedere una forma di intelligenza, magari misurabile, secondo me non è necessariamente collegata alla possibilità e alla volontà di esprimerla.

Per chiarire questo concetto mi sembra utile schematizzarlo  così:

ATTITUDINE O CAPACITÀ (predisposizione, idoneità) “ho la possibilità e la dotazione per farlo”

ABILITÀ (saper tradurre apprendimenti e idee in azioni) “ Lo so fare”

COMPETENZA  (attitudine, abilità, motivazione, consapevolezza di quando agire la competenza) “Lo posso fare, lo so fare, lo voglio fare, capisco quando farlo”

TALENTO Competenza in stato di flusso[1], che porta a risultati spesso brillanti e soddisfacenti, “sono competente, non vedo l’ora di farlo e mi diverto”

Ecco che cosa distingue, secondo me,  una persona competente, da una talentuosa: lo stato di flusso e i risultati spesso brillanti e soddisfacenti che ottiene, detto in altre parole significa: fare le cose con un gran gusto, andando nella direzione della piena realizzazione di sé, senza avere quasi la percezione del tempo che passa.

Solo pochi fortunati possiedono i talenti? Si e no, più che di possesso di talenti io parlerei di possibilità di talento, che abitano abbondanti e varie in ognuno di noi, il problema vero è che non tutte le persone seguono la strada della piena realizzazione di sé. O perché non l’hanno identificata o perché non credono di poterci arrivare.

Basti pensare a coloro che hanno seguito le orme dei genitori nella professione , più sulla scorta del condizionamento, che non per reale vocazione. Magari sono anche competenti , ma sarebbero stati talentuosi  in altre vesti.

Come legare il talento con il successo?  Quando una persona  è contenta di quello che fa, si trova in stato di flusso, trasmette entusiasmo e ci mette energia positiva, lì, si aprono le porte della realizzazione di sè E IL MONDO, IL PIÙ DELLE VOLTE SE NE ACCORGE…

Dopodichè ognuno ha la sua personale accezione di successo. Per qualcuno il successo si traduce in notorietà o affari che vanno a gonfie vele o magari possibilità di esprimersi  al meglio.

forest-835166_640

In ogni caso il talento e il successo esprimono  una grande potenza, rendono visibili, amplificano le nostre caratteristiche quasi fossero una caricatura. Siamo i veri noi stessi, urlati al mondo. E dall’alto di quella vetta che succede? Magari è più facile cadere rovinosamente?

Ed è esattamente questo che fa paura, esprimersi in maniera autentica, forte, magari lasciare un segno. Siamo tutti disposti a scegliere questa strada o talvolta ci sembra più accogliente il nido caldo della mediocrità?

[1] Secondo D. Goleman lo stato di flusso è una sensazione di gratificazione e benessere nella quale gli individui sono totalmente assorbiti da quello che stanno facendo. Da un lato si perde la consapevolezza di sé stessi e ci si spoglia da ansie e preoccupazioni. Dall’altro l’individuo mostra un controllo magistrale su ciò che sta facendo e le sue risposte sono perfettamente sincronizzate con le esigenze delle circostanze.